Andreas Feshbach - Il volto della statistica

Un meccanismo scientifico d'informazioni determina l’individuo contemporaneo e la sua identità. Un enorme flusso di dati trasforma ogni persona e luogo in dati di un'analisi globale, in numeri di un calcolo, e ognuno ha la propria posizione in questa equazione.
Una mappa globale con l’obiettivo di dare un senso logico e calcolabile.
Ciò che separava (e separa) l’uomo dall’animale, la sua più grande forza, è l’ansia creativa nei confronti del semidio, il demiurgo. L’ansia (dukkha), la trasciedenza, l’instabilità, la vulnerabilità.
La curiosità dell’uomo è il suo più grande dono e il suo più grande peccato al contempo. Il debole luccichio dorato della condizione umana. La presenza, la bellezza, la serenità. La curiosità che spinge l’uomo nel tentativo di cogliere la continua evoluzione, l’immenso, il sublime, l’ha portato a vedere e a rappresentare il mondo come il creatore lo vedrebbe. Con questi mezzi, l’uomo come creatore del suo mondo, struttura il suo dominio, divide in frazioni gestibili, e inizia l’interminabile processo di integrazione e secessione. La realtà fugace viene raffigurata come un mutevole flusso di dati, informazioni statistiche attraverso le quali tentiamo di controllare la nostra percezione. Le statistiche sono lo strumento del clamore evolutivo, e abusandone, diventano l’arma della dura ambizione egoista dell’homo economicus.
Andreas Fischbach, nella sua installazione “Meccanismo d’informazioni”, sceglie accuratamente la forma e i dati che vanno a supportare il suo mondo, la sua visione della nostra contemporaneità. A tre paesi, di tre continenti, Messico, Nigeria e Vietnam, viene data la stessa attenzione attraverso un pannello informatico, che a sua volta corrisponde e comunica con un analogo ritratto di un cittadino. I primi sono pallidi, bianchi rettangoli che con distante dignità portano avanti informazioni positive sul paese in questione. I secondi rappresentano volti umani sovradimensionati che, nella loro nudità, emergono dallo sfondo buio e saturo che li avvolge. Terzo elemento dell’installazione è una mappa globale che mostra aree vuote e trasparenti, le quali formano i continenti; sottili linee che dividono i paesi (di cui i tre in questione sono evidenziati con un vibrante color rosso), mentre tutto è immerso in uno spesso ed oleoso oceano nero. La mappa e i dati sono attori della stessa logica, strumenti grafici del controllo, per cui i ritratti, nelle loro caratteristiche formali di rappresentazione, funzionano come elementi dissonanti. L’umana dignità nella sua nudità e vulnerabilità riconquista la sua posizione nel mondo dei numeri e delle misure, per portare un’ideale rinascita alla misura umana.
V.Isailovic


